Le fondazioni come strumenti di controllo delle società: il caso Armani
Il testamento di Giorgio Armani, reso pubblico dopo la sua scomparsa, ha previsto il trasferimento della quasi totalità delle quote della Giorgio Armani S.p.A. alla Fondazione Giorgio Armani.
La Fondazione diviene così azionista stabile, con il compito di custodire il patrimonio economico e identitario dello stilista, preservando l’italianità e garantendo continuità nel lungo periodo.
Questa scelta risponde a una logica ben precisa: evitare frammentazioni ereditarie, mantenere unitario il controllo e definire regole di governance già in vita del fondatore.
Le fondazioni come “cassaforte” delle imprese familiari
Il modello Armani non è isolato: in Italia, molte grandi realtà hanno adottato lo strumento della fondazione di controllo.
Esempi noti sono:
- Fondazione Ferrero, che custodisce il gruppo dolciario piemontese,
- Fondazione Prada, legata al marchio di lusso,
- Fondazione Del Vecchio, che ha avuto un ruolo decisivo nella governance di EssilorLuxottica.
In tutti questi casi, la fondazione diventa il soggetto chiamato a garantire stabilità all’impresa, evitando che i conflitti familiari o le pressioni del mercato compromettano la continuità aziendale.
Profili giuridici e fiscali
Le fondazioni di questo tipo sono generalmente fondazioni di diritto privato, disciplinate dagli artt. 14 c.c. e seguenti, con riconoscimento della personalità giuridica.
Dal punto di vista giuridico, esse:
- hanno uno scopo statutario (spesso filantropico o culturale),
- ma detengono anche partecipazioni societarie, esercitando diritti di voto e indirizzo.
Dal lato fiscale, il trasferimento delle partecipazioni a una fondazione può comportare vantaggi in termini di esenzione o riduzione di imposte di successione e donazione, oltre a garantire un presidio contro eventuali pretese ereditarie (laddove non vi siano legittimari).
Il bilanciamento tra interessi privati e pubblici
L’utilizzo delle fondazioni come cassaforte aziendale solleva però anche temi di interesse pubblico:
- Trasparenza: il legame tra fondazione e impresa non deve trasformarsi in uno schermo opaco di governance.
- Golden power: come nel caso Armani, la legge italiana attribuisce allo Stato il potere di bloccare o condizionare operazioni societarie che coinvolgono asset strategici (D.L. 21/2012).
- Finalità filantropiche vs controllo economico: il rischio è che la funzione filantropica venga piegata a mere logiche aziendali, svuotando di senso l’ente.
Considerazioni conclusive
Il caso Armani mostra come il testamento
possa saldarsi con lo strumento fondazionale per costruire una governance
durevole nel tempo.
Le fondazioni diventano così non solo enti filantropici, ma anche architravi
della stabilità societaria.
Un modello che, nel capitalismo familiare italiano, sembra destinato a
diffondersi ancora di più, ma che richiede attenzione normativa e vigilanza
pubblica per bilanciare interesse privato e interesse collettivo.
Commenti